io cecilia il nuovo mac ed il dy


(di Fabrizio Venerandi)

“Ce’ -dico a cecilia- è uscito il nuovo iMac”

“hu -fa lei- è bello?”

“Ce’, ne abbiamo bisogno”

“Per fare cosa?”

“Non lo so, ma lo faremo più velocemente”

“Ma cosa ci facciamo in più di questo che abbiamo già?” insiste.

“Il prospetto illustrativo dice che ci posso attaccare la mia telecamera digitale e la mia fotocamera digitale e fare montaggio video” rispondo.

Cecilia divarica le gambe, poi le riaccavalla all’incontrario.
“Affabrì, noi non abbiamo né videocamera, né fotocamera”

“Cosa abbiamo allora?”

“Un debito di centomilioni con la banca passadore”

“Uh”

“E un figlio che mangia cose commestibili e costose e rilascia in cambio poltiglie puzzolenti”

“Rivendibili?” chiedo speranzoso.

“Inutilizzabili”

‘Ecologisti di merda’ penso. Con la faccenda del riciclo ci hanno ingannato.
Sposto la testa verso il mio imac arancione tangerine 400 dvd, e mi sembra di colpo vecchio e stupido, se confrontato con il nuovo imac bianco con base tonda e schermo a cristalli liquidi sorretto da un palo di metallo. Guardo il volantino e poi l’imac vecchio orribile arancione, e poi di nuovo l’imac obsoleto ronzante scomodo e ancora il volantino, alzando ed abbassando la testa, e continuò così per un po’, per suscitare pena in cecilia e invece mi fermo all’improvviso.

“E se lo vendessimo?” le chiedo.

“Cosa?” fa lei.

“L’imac arancione vecchio puzzolente rumoroso”

“quando ci facciamo?”

“sui seicento pallini”

“E quanto costa quello nuovo?”

“Tremila pallini”

“e dove li troviamo i duemilaquattocento pallini mancanti?”

‘Dannazione’ penso, dovevo sceglierne una che fosse passata direttamente dalle addizioni all’algebra degli insiemi...

finisci di leggere, questo racconto e molto altro, su Il futuro non è mai come te lo saresti aspettato 

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