Giochi di Mac

Natale

...il Macintosh non era un computer dedicato ai giochi, ma non ne mancavano, e chi lo ha posseduto ne conserva il ricordo. Non esisteva un mercato dei giochi per Mac, tanto meno in Italia, ed i dischetti erano di regola piratati, copiati da floppy con l’etichetta stampata con la ImageWriter. Nei primi anni fiorì la distribuzione shareware: l’utente era autorizzato a copiare il gioco e distribuirlo, pagando un contributo al programmatore se gli fosse piaciuto. In questo modo gli shareware non avevano bisogno di negozi, perché erano distribuiti da un utente all’altro, oppure tramite i floppy disk allegati alle riviste in edicola, come Apple Disk e MacDisk. Uno shareware nazionale fu il gioco della briscola, ma per la maggior parte i giochi erano americani, e in epoca precedente a PayPal era difficile spedire un assegno da cinque dollari negli Stati Uniti. 
Lo schermo del Mac era rigorosamente in bianco e nero, con una risoluzione di 512 per 342 punti, ed i grigi erano realizzati attraverso texture, cioè composizioni di puntini. 
Ho un vago ricordo degli scacchi con i personaggi di Alice, forse in assoluto il primo gioco per il Macintosh (Through The Looking Glass), che fu acquistato da Apple stessa per il suo fascino, ma alla fine non fu distribuito perché il marketing non voleva minare l’immagine del Mac come macchina seria. 
I primi giochini popolari erano Stuntcopter (che muoveva elicotteri) e Airborne (che paracadutava soldatini). C’era Air Traffic Controller, un intrigante gioco di controllore di volo attraverso lo schermo di un radar. Un gioco in stile Donkey Kong era Lode Runner, il cui protagonista fuggiva muovendosi su impalcature e salendo e scendendo scale. Un arcade simile era intitolato Social Climber. New Daleks era ispirato ai dalek della saga di Doctor Who. Uno shareware era addirittura intitolato Sperm from Space
C’era GOAT, il simulatore di un sommergibile che dava la caccia alle navi, e PT-109, una variante sotto forma di un motosilurante. C’era il classicissimo Flight Simulator, ben fatto, e uno stack per HyperCard intitolato Bomber, che simulava le operazioni di un bombardiere che decollando dal Regno Unito attaccava obiettivi notturni nella Germania nazista. 



C’erano avventure, e addirittura moduli per generarle, come World Builder della Silicon Beach Software, e l’analogo della Mindscape. Non arrivai in fondo a nessuna di quelle avventure, che forse mancavano di appeal. World Builder era un prodotto di quel Bill Appleton che in seguito avrebbe realizzato SuperCard, un popolare sistema di sviluppo per realizzare applicazioni per Macintosh. 
Uno dei giochi più diffusi era Rogue (di origine Unix), una sorta di adventure grafico che usava i “font” come grafica. Anni dopo, si ispirò a Rogue lo sviluppatore italiano Mr. Akko per creare il suo Sogni & Spade. 
Con l’aiuto di Colombini, trasformammo la mia avventura di testo per Apple II, Avventura di Cappuccetto Rosso (ribattezzata In Compagnia dei Lupi dopo aver visto al cinema il film di Neil Jordan) a cui, visto che si trattava di Mac, aggiungemmo le finestre e la grafica, sotto forma di disegni (Pinocchio, il Gatto e la Volpe, il lupo, i tre porcellini) che realizzai pixel per pixel con il mouse. La sceneggiatura era debole e il vocabolario ridotto (oggi me ne pento, ma allora non me ne rendevo conto), ma le immagini sono piccole incisioni rappresentative di un’epoca perduta. 
Colombini creò in BASIC Mac Melopoli e, con HyperCard, In Cerca di Fortuna, su un testo di Andrea Angiolino. 
Il primo gioco per Mac di cui andare orgogliosi fu Dark Castle, il cui easter egg1 era l’albero di Natale che il 25 dicembre compariva al posto dell’armatura. Il suo difetto era di essere di soluzione difficile, almeno per un dilettante come me. 
Sulla falsa riga arrivò Prince Of Persia, nato su Apple II per poi divenire un best seller su tutte le piattaforme. Ebbe una quantità di sequel a colori, e infine divenne persino un film. 
Era molto giocato anche il simulatore del golf, che mi fece compagnia nelle noiose domeniche spese a lavorare in Guardia Medica. 
Ricordo uno strip poker e MacPlaymate, di cui tutti possedevano una copia, con il disegno di una ragazza che andava spogliandosi a colpi di click. Anni dopo ne fecero una versione a colori intitolata Virtual Valerie, e prima dell’avvento della pornografia su internet ci fu pure, nei fugaci giorni del multimediale, un tentativo di realizzare ingenui porno interattivi su CD-ROM. 
Un gioco popolare era Glider, in cui si doveva più o meno far volare un aereo di carta sfruttando le correnti d’aria. 

Gli iMac colorati arrivavano con nuovi giochi che dovevano sottolineare il carattere anche casalingo di quei computer. Erano giochi 3D, tutti realizzati dalla Pangea Software e che condividevano il medesimo motore grafico. Uno era Nanosaur, in cui il giocatore impersonava un piccolo dinosauro munito di uno zaino jet, a cui toccava salvare delle uova prima dell’impatto di un asteroide, cercando di schivare l’agguato dei T-Rex. 
Gli altri giochi della serie erano Bugdom, che muoveva un bacarozzo azzurro nel mondo degli insetti, e Otto-Matic, una parodia dei B-movies di fantascienza degli anni 50. Giochi simpatici e dall’aspetto moderno, ma non particolarmente coinvolgenti. 

Di tutta la pletora dei giochi del Macintosh, mi piace ricordarne dieci, che per me, giocatore occasionale, hanno rappresentato i momenti più significativi: 

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